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lunedì 17 giugno 2013

NUOVI LAVORI/ Artigianato 2.0, il successo nasce tra design e tecnologia

Le regole del buon mercato stanno diventando anche le regole dell’artigianato, mettendo a fuoco un nuova figura, tutt’altro che scontata: il tecnoartigiano, capace - nel 21esimo secolo - di combinare materiali e componenti prodotti a scala globale adattandoli alle esigenze della clientela e in grado di tenere insieme il sapere tradizionale con il dominio della rete.



Stefano Micelli, con il suo libro “Futuro artigiano” apre le porte di uno scenario, un futuro ormai prossimo, e sono in molti a esserne convinti, in cui le logiche della produzione industriale assomiglieranno sempre di più a quelle dell’universo digitale. Non tanto perché i prodotti con cui conviviamo ogni giorno saranno sempre più sofisticati, quanto piuttosto perché i principi che definiscono la divisione del lavoro nel mondo della rete, soprattutto nel dominio dell’open source, sono quelli che si imporranno nel mondo industriale tradizionale.
Un artigiano di nuova generazione dunque si affaccia all’orizzonte. Capace di combinare materiali e componenti prodotti a scala globale adattandoli alle esigenze della clientela e globale, in grado di tenere insieme, saper fare tradizionale e dominio della rete. Se n’è discusso a Roma nell’incontro “Il nuovo artigianato tra il design e il digitale”, organizzato da Fondazione Romaeuropa con la collaborazione del CATTID “Sapienza” Università di Roma e UnaCittà. A partire dal libro di Stefano Micelli, l’incontro ha cercato di definire i difficili contorni e  le caratteristiche peculiari dell’artigiano contemporaneo, motore di nuovi percorsi di crescita a livello globale, con una serie di interventi moderati da Monica Scanu, architetto che si occupa di experience design e architettura.
Si parte da un articolo pubblicato recentemente sulla versione americana di Wired, “Nella nuova rivoluzione industriale – recita– gli atomi sono i nuovi bits” e dall’analisi del modello americano, dove un nuovo artigianato è già realtà, esemplificato dalla Local Motors. Un nuovo paradigma per la progettazione automobilistica che anziché sviluppare un’auto per le masse che potrebbe essere commercializzata in tutto il mondo, è al servizio delle esigenze di un mercato locale particolare e dipende da una community online di progettisti per trovare soluzioni innovative. “L’artigianato americano non punta dunque solo sull’estetica – prodegue Micelli- è digitale, tecnologica, mentre gli italiani sono ancora schiacciati dal fardello della tradizione, dell’arretratezza, degli stereotipi.
La nostra è una modernità incompiuta.” Esempio eccellente di nuovo artigianato in Italia è Vyrus, “l’Hermes delle due ruote”, un’azienda che costruisce e commercializza motociclette sportive di altissimo contenuto tecnologico. È una realtà di natura artigianale di Rimini in cui la produzione consiste in una serie assolutamente limitata di motociclette che vengono “cucite” su misura per ogni singolo cliente. Ognuno dei possessori di Vyrus, tra cui Tom Cruise,  possiede un oggetto unico, un vero pezzo da collezione creato su specifiche indicazioni del proprietario e secondo le caratteristiche fisiche, altezza, peso e doti di guida.

Una personalizzazione totale, che comprende anche il nome di battesimo della propria motocicletta e la colorazione, studiata e adattata di volta in volta. A fare da mediatrice tra le istanze dei designer e quelle degli artigiani, nel suo caso specifico sardi, è Annalisa Cocco, designer e docente IED a Cagliari, che tira in ballo l’artigianato artistico e la questione centrale del pezzo unico. “Gli artigiani devono superare delle barriere, i designers devono integrarsi nel territorio, nelle varie realtà locali. È necessario non più solo un atteggiamento estetico, ma anche etico.” “L’artigianato deve rinnovarsi, rischia di diventare una riserva indiana, uno specchietto per le allodole per i turisti, mentre invece sono molte le possibilità.”

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